17 febbraio 2011

Il gigante di Bucarest - The giant of Bucharest


Sorvolando "virtualmente" la città di Bucarest, in Romania, città che non ho finora mai visitato e di cui, lo confesso, non conosco affatto l'architettura, mi sono incuriosita scorgendo la sagoma di un gigantesco edificio nel centro cittadino.
Ho scoperto così il Palazzo del Parlamento di Bucarest, chiamato anche Casa del Popolo (Casa Poporului), impressionante testimonianza del periodo comunista che sorprende per le dimensioni esagerate, la simmetria esasperata, l'anacronistica rigidità.
Facendo alcune ricerche ho infatti imparato che il Palazzo, iniziato nel 1984 con la destinazione di quartier generale delle maggiori istituzioni dello Stato, fu voluto dal dittatore Ceauşescu che per costruirlo fece radere al suolo una vasta parte della città. E' uno degli edifici più grandi del mondo, con saloni e gallerie di dimensioni leggendarie, per un totale di 3100 stanze.
Mi sono chiesta perché ho scelto questo edificio così desolatamente privo di bellezza e di armonia come soggetto di un acquerello, e credo che la risposta sia nel fatto che le manie di grandezza di un regime totalitario che ha perso ogni senso della misura si materializzano nel Palazzo in modo sinistro, inquietante.
D'altra parte, il rapporto dissonante fra l'imponenza del Palazzo e la povertà formale del giardino antistante tradiscono l'inadeguatezza del disegno complessivo.
L'acquerello fa parte del progetto The Virtual Paintout, consiglio a chi non ne ha mai sentito parlare di andarlo a scoprire sul blog gestito dal pittore americano Bill Guffey.


Flying "virtually" over Bucharest, in Romania, a city that I've never visited and of which, I confess, I don't know anything at all regarding architecture, I got curious catching sight of the outline of a gigantic building in the city centre.
So I discovered the Palace of the Parliament, also called The People's House (Casa Poporului), impressing evidence of the Communist period which surprises for its excessive size, extreme symmetry, anachronistic severity.
Doing some research I learnt in fact that the Palace, begun in 1984 as general headquarters of the major institutions of the State, was commissioned by the dictator Ceauşescu who got a large part of the city demolished in order to accomplish it. It's one of the largest buildings in the world, with halls and arcades of legendary width, for a total of 3100 rooms.
I've asked myself why I chose this building, so upsettingly ugly and with no harmony, as a subject for a watercolour, and I think the answer is in the fact that in the Palace the delusions of grandeur of a totalitarian regime get materialized in an unsettling, gloomy way.
On the other hand, the discordant relationship between the majesty of the Palace and the poor form of the opposite garden reveals the inadequacy of the overall scheme.
The watercolour is part of The Virtual Paintout project, I advise those who have  never heard of it to discover it on the blog hosted by the American painter Bill Guffey.

06 febbraio 2011

Via Sant'Anna


Mi piace guardare dentro le finestre aperte, nei portoni che lasciano intravedere il verde di un giardino o la luce di un cortile, e anche oltre i cancelli e in mezzo ai vuoti che di quando in quando si aprono fra un palazzo e l'altro, mostrando spazi che riesco a percepire solo in parte, mentre la mia immaginazione si mette in moto per creare nella mente quello che resta nascosto.
Per questo ogni interruzione dei fronti altrimenti compatti degli isolati che compongono la città è per me un'apertura verso un possibile mondo immaginario, un'occasione per sognare e forse anche evadere dal presente e dal luogo in cui mi trovo.
Qualche giorno fa, in via Sant'Anna ho trovato uno di questi luoghi "magici", ed è stato un piacere, nonostante il freddo pungente, indugiare davanti a quest'albero dai rami dolcemente illuminati dal sole invernale, e perdermi fra i tetti e i balconi sospesi fra un misterioso giardino e il cielo.
(Per vedere un altro luogo simile in uno dei miei lavori passati, guarda qui).

I like looking through the open windows, inside the front doors that let one glimpse the green of a garden or the light of a courtyard, and also through the gates and amid the gaps that from time to time open between one building and another, showing spaces that I can perceive only partially, while my imagination gets off the ground and creates in my mind what remains hidden.
That's why every break of the otherwise compact blocks composing the city is for me an opening to a possible imaginary world, an opportunity to dream and maybe also to escape from the present and from the place where I am.
A few days ago, in 
via Sant'Anna, I found one of these "magic" places, and it was pleasant, despite the sharp cold, to linger in front of this tree with its branches tenderly lightened by the winter sun, and lose myself among the roofs and the balconies hanging between a mysterious garden and the sky.
(If you wish to see a similar place in one of my past works, look here).